Capitolo 5.1.3
Chiesa
Lapplicazione
degli orientamenti conciliari non poteva lasciare il popolo indifferente
perché mirava a rovesciare una concezione che aveva radici molto
lontane: il passaggio, cioè, da una concezione piramidale, al cui vertice
sta lautorità che decide e alla base il popolo che obbedisce, a
una di tipo circolare, in cui, lautorità presiede nella carità,
fa lEucarestia, è principio ed espressione di unità e discerne e
autentica i diversi carismi. La conseguente necessità di vivere la fede
come scelta personale e di esprimerla in comunità, passando così da un
atteggiamento di semplice fruizione di servizi, a quello più responsabile
di gestirli a favore degli altri con ruolo da protagonista, scatenò le
reazioni più impensate e strane. Vi fu innanzitutto una presa di posizione
rigida da parte di chi era abituato a utilizzare la Chiesa come supporto
ai propri interessi, come giustificazione o copertura al proprio agire,
come strumento per appagare un certo sentimento religioso, come mezzo
per farsi valere, per dare sfogo alla propria vanità o tacitare la propria
coscienza.
Per molti altri invece il cambiamento divenne occasione per prendere coscienza
che ognuno è chiamato a costruire la comunità e a dare il proprio apporto
perché essa sia secondo la intenzione del suo fondatore e maestro.
La maggior parte della gente, nata e cresciuta in una società cosiddetta
cristiana con alcune convinzioni ben radicate e con una religiosità basata
per lo più su di una pratica formale ed esteriore, era normale che reagisse
nel momento in cui il discorso conciliare la poneva nella necessità di
doversi definire e fare delle scelte libere e responsabili in ordine a
un maggiore impegno nella comunità.
Indice Capitolo 5.1.3
1. Dalla coscienza collettiva alla coscienza comunitaria
2. Personale
3. Famigliare
4. Gruppi umani
5. Politico
6. Economico
7. Ricreativo
8. Istituzioni
9. Comune
11. Partiti
12. Paese